Rientro dei cervelli 2024: guida alle novità

Rientro dei cervelli 2024: guida alle novità
Immagine generata con IA

Il regime fiscale del rientro dei cervelli, noto anche come regime degli impatriati, è una importante opportunità per lavoratori e professionisti che vogliono tornare a lavorare in Italia.

Lo scopo del rientro dei cervelli è di attrarre in Italia lavoratori qualificati che hanno maturato esperienze professionali all’estero, proponendo loro una forte riduzione della tassazione fiscale sul reddito realizzato in Italia.

Il regime fiscale del rientro dei cervelli ha subìto importanti cambiamenti a partire dal 2024.

Se stai valutando di rientrare in Italia e vuoi conoscere cosa è cambiato rispetto agli anni precedenti, è necessario che tu conosca bene le nuove norme, per poter fare una scelta consapevole.

In questo articolo ti spiego le novità che riguardano:

  • la tassazione agevolata;
  • il periodo di non residenza;
  • il mantenimento della residenza;
  • la qualifica dei lavoratori;
  • la durata dell’agevolazione.

Rientro dei cervelli e tassazione agevolata 2024

Il nuovo regime del rientro dei cervelli prevede che non venga tassato il 50% del reddito complessivo prodotto in Italia.

Se il lavoratore si trasferisce in Italia con un figlio minore o in caso di nascita (o adozione) di un minore durante il periodo di agevolazione, il reddito complessivo non viene tassato per il 60%.

Viene introdotto un limite massimo annuo di reddito agevolabile, stabilito in 600.000 euro.

Viene disposto che lo sconto fiscale si applica:

  • ai redditi di lavoro dipendente e assimilati;
  • ai redditi di lavoro autonomo.

Cosa è cambiato?

Fino al 2023:

  1. l’agevolazione consisteva nella detassazione del 70% del reddito complessivo, aumentato al 90% per i lavoratori che si trasferivano nelle Regioni del Sud;
  2. non esisteva un tetto massimo di reddito agevolabile;
  3. erano agevolati anche i redditi d’impresa, in forma individuale.

Rientro dei cervelli e periodo di non residenza

Il nuovo regime del rientro dei cervelli si applica ai lavoratori che non sono stati fiscalmente residenti in Italia nei 3 anni precedenti al loro trasferimento.

Se il lavoratore che rientra in Italia prosegue l’attività lavorativa alle dipendenze dello stesso datore di lavoro (o di uno appartenente allo stesso gruppo), la permanenza all’estero deve essere di:

  • 6 anni, se il lavoratore non ha lavorato in Italia a favore dello stesso datore di lavoro;
  • 7 anni, se il lavoratore, prima del suo trasferimento all’estero, ha lavorato alle dipendenze dello stesso datore di lavoro.

Cosa è cambiato?

Fino al 2023 era richiesto al lavoratore la mancanza di residenza fiscale in Italia nei 2 anni precedenti il trasferimento.

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Rientro dei cervelli e mantenimento della residenza

L’agevolazione per il rientro dei cervelli si applica a condizione di mantenere la residenza fiscale in Italia per almeno 4 anni.

Resta invariato l’impegno del lavoratore a svolgere l’attività lavorativa prevalentemente in Italia, quindi per almeno 183 giorni all’anno.

Se la residenza fiscale italiana non è mantenuta per almeno 4 anni consecutivi, il lavoratore decade dall’agevolazione e l’Agenzia delle Entrate provvederà al recupero delle imposte non versate e dei relativi interessi.

Cosa è cambiato?

Fino al 2023 era richiesto al lavoratore il mantenimento della residenza fiscale in Italia per almeno 2 anni consecutivi.

Rientro dei cervelli e qualifica dei lavoratori

Le nuove regole del rientro dei cervelli restringono le tipologie di lavoratori a cui spetta l’incentivo.

Ora, infatti, accedono all’agevolazione solo i lavoratori con requisiti di elevata qualificazione o specializzazione.

Cosa è cambiato?

Fino al 2023 non c’era alcuna distinzione tra i lavoratori per tipologia di attività svolta e non era richiesta nessuna qualifica o specializzazione.

Rientro dei cervelli e durata dell’agevolazione

La durata dell’agevolazione resta invariata a 5 anni dal trasferimento della residenza fiscale in Italia.

In via eccezionale, per il lavoratore che trasferisce la residenza anagrafica in Italia nell’anno 2024 il beneficio fiscale si applica per ulteriori 3 periodi d’imposta, a condizione che abbia acquistato, entro il 31 dicembre 2023 e, comunque, nei 12 mesi precedenti il trasferimento, un immobile destinato alla sua residenza abituale in Italia.

Cosa è cambiato?

Fino al 2023 la durata dell’agevolazione poteva essere prorogata per ulteriori 5 anni in caso di acquisto di un immobile di tipo residenziale o in presenza di figli minori o a carico, al rientro in Italia.

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Svolgo dal 1984 la professione di Ragioniere Tributarista con studio in Torino. La mia specializzazione consiste nel fornire risposte e soluzioni alle problematiche fiscali e tributarie delle piccole imprese e dei liberi professionisti.