Prestazione di lavoro autonomo occasionale: cos’è e come funziona

lavoro autonomo occasionale, cos'è e come funziona
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Hai saputo che puoi fare dei lavoretti nel tempo libero, in modo del tutto regolare?

Ti hanno proposto di svolgere alcune attività in forma autonoma, senza aprire la partita IVA?

Si tratta in questi casi di “prestazioni di lavoro autonomo occasionale” che è lo strumento che deve essere utilizzato da chi vuole intraprendere una attività professionale in maniera saltuaria e sporadica.

Se vuoi sapere se questo inquadramento fa al caso tuo continua a leggere questo articolo in cui ti parlo di:

  • cosa si intende per lavoro autonomo occasionale?
  • cosa sono le prestazioni occasionali di lavoro alle dipendenze di altri?
  • quali sono i requisiti del lavoro autonomo occasionale?
  • posso fare il lavoro autonomo senza la partita IVA?
  • cosa devo fare per cominciare il lavoro autonomo occasionale?

Lavoro autonomo occasionale: cos’è?

Si parla di lavoro autonomo occasionale quando una persona “si obbliga a compiere, dietro corrispettivo, un opera o un servizio con lavoro prevalentemente proprio di tipo intellettuale, senza vincolo di subordinazione, né potere di coordinamento del committente, in via del tutto occasionale”.

È troppo complicato? Niente paura: ti spiego subito con parole semplici quale è il significato.

Per prima cosa la prestazione di lavoro autonomo occasionale deve riguardare attività di carattere intellettuale come ad esempio la consulenza, la scrittura, l’insegnamento e così via.

Dopodiché è necessario che il lavoro venga svolto senza dover seguire direttive o indicazioni specifiche da parte del committente (cioè il cliente).

Infine la prestazione deve essere svolta in maniera episodica e non abituale, cioè deve trattarsi di una attività del tutto occasionale e non ripetitiva.

In presenza di tutte queste condizioni si parla di prestazione di lavoro autonomo occasionale.

Lavoro occasionale alle dipendenze di altri: cos’è?

Per evitare malintesi, ti ricordo che vi sono anche altri lavori che sono definiti occasionali ma che non hanno nulla in comune con le attività di lavoro autonomo di cui ti parlo in questo articolo.

Si tratta di quelle prestazioni non abituali legate ad attività di tipo subordinato, cioè con la presenza di uno specifico committente.

Mi riferisco ad attività quali quelle svolte ad esempio:

  • da una studentessa universitaria che fa insegnamento privato (le classiche ripetizioni) oppure
  • dal giovane studente che fa piccoli lavori domestici (ad esempio, lavori di giardinaggio, pulizia o manutenzione) oppure
  • dalla persona che presta assistenza domiciliare ai bambini (babysitter) e alle persone anziane o ammalate.

Queste prestazioni di lavoro occasionale si differenziano da quelle precedenti in quanto hanno un vincolo di subordinazione (chi presta il lavoro deve seguire le direttive del cliente) e devono rispettare precisi obblighi di durata e di ammontare di compenso.

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Lavoro autonomo occasionale: quando si può fare?

Come ho specificato sopra, affinché si possa parlare di lavoro autonomo occasionale, è necessario rispettare questi importanti requisiti:

  1. la prestazione deve riguardare attività considerate di tipo intellettuale. In pratica sono considerate “attività intellettuali” quelle in cui prevale la componente intellettuale, cioè la conoscenza e la competenza nello svolgere la prestazione richiesta;
  2. deve mancare la continuità e l’abitualità della prestazione. Deve trattarsi di una attività non duratura nel tempo ma svolta in maniera assolutamente sporadica;
  3. deve mancare il coordinamento della prestazione da parte del committente. Si ha il coordinamento, ad esempio, quando l’attività viene svolta all’interno dell’azienda cliente o nell’ambito del ciclo produttivo del committente.

Tutte le persone possono svolgere questo tipo di prestazioni occasionali salvo alcuni casi di incompatibilità.

La legge ha previsto infatti che non possono avvalersi di questo tipo di inquadramento:

  • i dipendenti privati con rapporto di lavoro a tempo parziale con prestazione lavorativa non superiore al 50% di quella a tempo pieno;
  • tutti i dipendenti pubblici, salvo che siano stati espressamente autorizzati dall’Amministrazione a cui appartengono.

Lavoro autonomo senza partita IVA: è possibile?

Questo argomento è molto dibattuto e ti spiego quindi cosa puoi fare.

Se ti stai chiedendo se sia consentito svolgere attività di lavoro autonomo, senza aprire la partita IVA, la risposta è ovviamente positiva.

Puoi certamente evitare di aprire la partita IVA per fare delle prestazioni di lavoro autonomo, a condizione che:

  • l’attività venga svolta in modo non professionale, cioè senza la caratteristica della abitualità;
  • l’attività venga svolta in maniera occasionale, cioè in modo del tutto sporadico;
  • non vi sia coordinazione del lavoro (cioè vi è autonomia nella prestazione) né impiego di mezzi (cioè non è una attività imprenditoriale).

Se tutte queste condizioni sono rispettate, puoi certamente operare senza dover aprire la partita IVA.

Di conseguenza, nel momento in cui la prestazione non è più temporanea ma si trasforma in una attività con le caratteristiche di professionalità e abitualità, diventa necessario richiedere l’apertura della partita IVA.

Lavoro autonomo occasionale: quali sono gli adempimenti?

Questo tipo di attività può essere intrapreso senza grandi formalità.

Occorre però eseguire alcuni passaggi preliminari per essere in regola con la normativa di legge.

Prima di iniziare la prestazione è necessario:

  • effettuare la comunicazione preventiva all’Ispettorato del Lavoro competente, da parte del committente. Questa comunicazione obbligatoria, esclusivamente in modalità telematica, deve essere effettuata solo da parte dei committenti inquadrati come imprenditori; ne sono infatti esclusi i professionisti, le pubbliche amministrazioni, gli enti del terzo settore, le associazioni e le società sportive dilettantistiche e ovviamente i committenti privati;
  • sottoscrivere un contratto di lavoro autonomo occasionale. Non si tratta di un obbligo ma io consiglio vivamente di mettere per iscritto gli accordi presi in modo da non avere dubbi in merito al tipo di lavoro da svolgere, al compenso pattuito e alla possibilità di recedere anticipatamente dal contratto.

Successivamente, ogni volta in cui viene pagata la prestazione è necessario compilare e consegnare al committente una “ricevuta non fiscale” che ha la funzione di quietanza di pagamento in cui indicare i dati delle due parti e il compenso percepito.

Nel caso in cui il committente sia un titolare di partita IVA è necessario indicare anche la ritenuta di acconto del 20% che va a diminuire la somma netta percepita e che è da considerare un acconto sulle tasse dovute.

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Svolgo dal 1984 la professione di Ragioniere Tributarista con studio in Torino. La mia specializzazione consiste nel fornire risposte e soluzioni alle problematiche fiscali e tributarie delle piccole imprese e dei liberi professionisti.